A TEATRO CON SASSI E PIETRE

Il 21 febbraio, tutti noi, delle classi seconde, siamo andati al Foro Boario e abbiamo visto uno spettacolo teatrale, che si intitolava: Parole sassi .

Questo titolo dava già un indizio sulla storia che l'attrice Patrizia doveva recitare: infatti i personaggi che lei animava erano... dei semplici sassi. Aveva deciso di rappresentare una tragedia antica , Antigone, che raccontava di fatti accaduti in una città famosa del tempo: Tebe.

Tutto inizio' dalla gerra che scoppiò tra i due gemelli, Polinice e Eteocle, per causa di un patto non rispettato. I due, diventati rivali in guerra, morirono insieme uccidendosi a vicenda. Data la legge di Creonte, il nuovo re di Tebe, Eteocle doveva essere sepolto e onorato come eroe mentre Polinice, rienuto traditore della patria, doveva essere lasciato sul campo di guerra mangiato dai corvi. Chiunque l'avesse seppellito sarebbe stato giustiziato. I due gemelli avevano due sorelle: Ismene, la più grande, e Antigone, la più piccola. Quest' ultima, la più coraggiosa aveva intenzione di seppellire suo fratello Polinice, ignorando la legge di suo zio Creonte. Mentre stav spargendo la terra sul corpo però, venne vista da una guardia e venne catturata. La sorella disperata cercò di discolparla ma Creonte, impassibile, la condannò a morte.Quando Emone, il figlio del re e promesso sposo di Antigone,

venne a sapere che la sua futura moglie sta per essere uccisa, implorò il padre di liberarla. Lui però, al posto di liberarla, la rinchiuse in una caverna seppelendola viva. Ma, alla festa di vittoria della città, il saggio cieco Tiresia predisse un futuro di disgrazia e solitudine nei confronti del re per aver rinchiuso Antigone nella caverna. Quindi Creonte, spaventato, si affrettò ad andare a liberarla, Ma già da lontano sentì un pianto disperato che non era di Antigone: infatti, appena entrato nella caverna, vide suo figlio Emone piangere sotto il corpo impiccato della promessa sposa che, nella disperazione, si era suicidata. Emone, disperato e infuriato con il padre, sguainò la spada e si suicidò anche lui. Anche la madre di Emone, saputo della morte del figlio, si suicidò a sua volta. Ed è proprio così che finisce la storia: Creone che voleva che la sua città fosse potente, non ascoltò il figlio e rimase solo e senza niente."

Patrizia, finito lo spettacolo, ci ha chiesto di raccontare questa storia ai nostri conoscenti, in modo che questa tragedia si tramandi ancora a lungo. Ed è proprio quello che stiamo facendo.