#PERCHE’LEGGO…

#PERCHE'LEGGO...


Al termine di #ioleggoperchè, iniziativa che ha avuto un grande successo a San Damiano, mi sento di esprimere qualche riflessione personale sulla lettura.
Perché leggo?
A chi mi ponesse questa domanda, risponderei all’istante: “Perché mi rende felice”.
Il libro è un oggetto che mi piace, mi dà un senso di benessere al solo tatto, alla vista, all’olfatto, insomma scuote un po’ tutti i miei sensi. Una caratteristica del mio modo di leggere è che se inizio un libro non riesco proprio a passare ad un altro: anche se non mi entusiasma, devo assolutamente portarlo a termine, un mio limite, certamente. E’ come bloccare un’emozione, bella o brutta che sia…non mi piace interrompere.
Ricordo perfettamente quella che provai a otto anni quando lessi il mio primo libro intero, era “La fabbrica di cioccolato” di Roald Dahl: mi ritrovavo a leggere nel mio giardino tra due alberi di albicocche, dove mio padre, in seguito a parecchie insistenze, aveva costruito un’altalena che mi dondolava e che è ha oggi una grande importanza nei ricordi, sia a livello emotivo che “letterario”. Ancora oggi, in certi momenti, mi rifugio tra quegli albicocchi.
La letteratura per me è natura, è ciò che più di ogni altra cosa mi avvicina agli altri e quindi al creato, cioè mi fa sentire parte di un mondo in cui non sempre mi sento a mio agio. Attraverso l’immersione nei mondi altrui, con la letteratura quindi, sono in pace , con me stessa e il resto dell’umanità. Come ho sentito dire da Massimo Recalcati, mi sento spesso “letta” dal libro; l’esperienza più magica che si possa provare leggendo è quella di sentirsi compresi fino in fondo: ecco, quando mi capita questo, provo immenso piacere e soddisfazione, un senso di felicità piena.
Ho avuto un insegnante in seconda media che mi ha trasmesso questa passione, inizialmente un semino, rimasto sopito per qualche anno, ma che è germogliato e cresce ogni giorno. Lui non obbligava a leggere un libro in particolare, presentava tanti libri sulla cattedra e ognuno dei suoi alunni sceglieva: era un modo per farci incuriosire, farci avvicinare pian piano a quel mondo di storie, esperienze, vita.
Mi dà gioia trasmettere questa passione agli altri, soprattutto ai miei studenti: ecco perché insisto molto per farli leggere. Ma come fare?
Dice Daniel Pennac: “Non esiste un vero trucco per spingere i giovani ad amare la lettura. Per trasmettere il gusto della lettura è necessario che voi stessi amiate la lettura e che questo piacere traspaia dall’espressione del vostro volto. Ci dev’essere nella vostra fisiologia di lettore o di lettrice una specie di felicità. Sì, è possibile insegnare ad amare la lettura a scuola. Ma dipende da come intendiamo insegnare. Se consideriamo la letteratura, come in medicina legale, un cadavere da sezionare, non arriviamo a nessun risultato. Se invece un professore, pur facendo questa necessaria analisi letteraria, dedica soltanto due ore alla settimana alla lettura ad alta voce di libri che gli sono piaciuti o alla descrizione di romanzi che lo hanno fatto volare fino alla luna, vedrà che il sistema darà i suoi frutti! Ma durante queste due ore non dovrà chiedere nulla in cambio ai suoi alunni”.